Capitoli
Negli undici capitoli, vengono raccontati, in modo diverso, i fatti, le motivazioni, le rinunce, le soddisfazioni e la passione di un ragazzo come tanti altri, cresciuto in un paesino di campagna da genitori emigranti in Svizzera con le difficoltà di allora che al giorno d’oggi sarebbero dei drammi, padre operaio e madre casalinga con altri due fratelli da crescere, recentemente diventato uomo, ha saputo utilizzare per realizzare un sogno, un grande sogno: quello di diventare qualcuno. Qualcuno che possa essere utile a qualcuno.
Racconto 1
Non tutto ciò che conta si può contare.
Carissimo, in questi giorni che precedono il Natale, con la Piazza del Mercato adorna di luci e avvolta dal profumo di mandorle caramellate, sento ancora più forte il bisogno di stringermi agli affetti che mi rimangono, e così ho deciso di prendere carta e penna…
Da quando il Nonno non c’è più, è tutto più triste, come puoi immaginare. Mi manca quel mattacchione barbuto che decorava il nostro abete di dolciumi e di ghirlande. Mi manca la sua mano che si addormentava cercando la mia. Mi manca il suo sorriso grato, quando mi prendevo cura di lui. La mattina, appena sveglia, la prima cosa che faccio è stringere
Racconto 2
L’unica certezza per arrivare è partire.
– Sai cos’ho pensato Diego?
– Cosa papà?
– Che prima di fermarci a salutare i nonni passiamo da quelle persone che mettono in vendita il pezzo di terra sulla strada… Mio figlio, rapito dall’ultimo Talking Ben appena scaricato dall’appstore, sollevò lo sguardo.
− Vendesi. Ecco il cartello. È in vendita questo che confina con la strada.
− Eh, cosa papà?
− Se guardi un po’ più a destra, la vedi la casa gialla là in fondo?
− mio figlio era un po’ disorientato, eravamo arrivati da una strada che non facevo abitualmente, proprio per valutare il terreno in tutta la sua lunghezza.
− La riconosci la casa dei nonni? Poi passiamo per un tè.
Racconto 3
Se servi, servi. Se non servi, non servi a nessuno.
C’è un edificio che più di ogni altro esprime la compostezza della nobiltà, o meglio di quella buona borghesia che ormai le sopravvive, in qualche sparuta nicchia di questo mondo galvanizzato dagli all−inclusive. È il Cristallo, un albergo che rivela un’appartenenza aristocratica, nella struttura e nel servizio, per quel certo culto della signorilità, che non è sfoggio ma misura. È uno di quei luoghi che, come succede alle persone carismatiche e brillanti, migliorano con il tempo. Luoghi così spesso hanno una storia avvincente da raccontare. “Ecco, il mio Hotel è stato questo!… fino ad oggi!”, borbottava l’uomo leggendo la didascalia del “suo” albergo sulla rivista di dimore montane di charme.
Racconto 4
Vola che ti sorregge il vento.
− Good morning Mr. Bentini
− Good morning to you, Chantal
− Enjoy your flight, Sir
− Thank you very much
Per Flavio, il Boeing 737−400 della British Airways che da Venezia decollava alla volta dell’aeroporto di London Gatwick il venerdì alle 19:35 era diventato quasi una seconda casa. Da quando la sua figlia maggiore, Arianna, frequentava il Bachelor of Art in Fashion Design alla Westminster University, l’imprenditore trevigiano trascorreva quasi ogni fine settimana nella capitale inglese. Questo suo attaccamento alla primogenita non piaceva molto a Matilda, la compagna di Flavio, secondo la quale dietro alla smania di sorvolare la Manica a settimane alterne si celava l’inconfessabile desiderio di vedere l’ex moglie Evelyn, che era tornata a vivere nella sua città natale.
Racconto 5
Il primo grande amore non dura mai tutta la vita. Ma te la cambia. Per sempre.
Sono stato fortunato a nascere in un paese di campagna, in un periodo in cui i bar erano ancora luoghi di aggregazione, dove i vecchi giocavano a carte anche con i ragazzini e imparavi la vita nei loro modi di dire che poi, sono diventati anche i nostri. Al bar nascevano grandi amicizie e grandi litigate che pure quelle temprano e impari il rispetto. Impari anche chi sono gli altri. Vi ricordate i Righeira? Quelli di “l’estate sta finendo e un anno se ne va”? È stata l’ultima canzone che ha suonato nel jukebox del bar dell’Adriana, prima che passasse il rappresentate di video giochi a gettoni e la convincesse che Pacman era più magro.
Racconto 6
C’è più tra zero e uno che non tra uno e cento.
Silvano era in piedi sulla sua scaletta con delle grosse forbici in mano. Accanto a lui, l’inseparabile bracco Arbon. Per quanto il suo vivaio fosse tra i più prestigiosi nel giro di centinaia di chilometri e benché nel web, i dati S.E.O. posizionino il Botanico Silvano Neroli sempre tra le prima voci di ricerca, lui lo trovavi là, in mezzo alle sue piante, non in ufficio, giammai. Nella sua tenuta, tra le piane dell’Oltrepò mantovano, ti parla di grandi sistemi, di teologia, d’informatica, della personalità degli alberi, di numerologia, di facebook. Tutto ciò, quasi sempre, da sopra quel trespolo che lo avvicinava il più possibile ai suoi alberi. E tutti i giorni li pettinava dolcemente con quelle forbici, spuntava le doppie punte ai salici e ricomponeva la chioma arruffata dei gelsi.
Racconto 7
Siamo tutti camerieri.
Giovanni era di pessimo umore quella mattina. La notizia dello sciopero del personale Alitalia lo aveva mandato su tutte le furie. Per lui, era inconcepibile anche solo il pensiero di incrociare le braccia e astenersi dal “fare”. Forse perché, secondo la sua visione, a differenza dei dipendenti della compagnia di bandiera, lui faceva un mestiere, non un lavoro. Decisamente un’altra storia. Il mestiere era insito nel suo essere. La sua era una visione olistica: mente, corpo, anima, mestiere. Un tutt’uno. Che poi non è così diverso da quello che accade nel mondo animale. Prendiamo i cani da guardia, ad esempio, che vivono sull’attenti e sono felici. È quello il loro mestiere, tanto che se li metti sullo sdraio, a prendere il sole, con tanto di crocchette che favoriscono l’abbronzatura, quelli si annoiano, si stressano, si ammalano.
Racconto 8
Il più grande dono che puoi ricevere è l’opportunità.
Michele attendeva alla reception. Seduto su una comoda sedia imbottita, di fronte al welcome desk, si sfregava le mani sudaticce, aspettando con timorosa impazienza di essere convocato al piano superiore. A volte cercava di distrarsi fissando il volto emaciato di Giulia, che assumeva bizzarre espressioni davanti allo schermo del computer. Non c’era feeling tra lei e il nuovo gestionale. “Solo quello che serve, nella quantità che serve, nel momento in cui serve”. Condivideva la filosofia alla base del sistema, di cui il signor Ruppert era un fervido sostenitore, ma non era ancora avvezza a quel software di ultima generazione. Ogni tanto la giovane centralinista distoglieva gli occhi dal monitor per accertarsi di ciò che stesse facendo Michele.
Racconto 9
Amici Sempre, Ovunque e Comunque.
Dicembre è il mese del bilancio e della programmazione. Per questo l’ultimo mese dell’anno per me inizia con un rito: la tradizionale cena degli amici di infanzia. Il rendiconto più importante che puoi fare effettivamente riguarda la vita, tutto ciò che fa parte della vita. Certo potrei impiegare il mio tempo libero per immergermi nelle valutazioni finanziarie, programmare i prossimi investimenti con la massima cura, ma questo lo faccio lo stesso. Chi meno tempo ha, più tempo trova. Me l’ho insegnato un amico che spesso non ha il tempo per telefonarmi… Non sarei veramente appagato senza questa consuetudine che puntualmente ci rivede tutti assieme ormai da sette anni, dopo un lungo periodo lasciato al tempo affinchè ognuno di noi potesse costruire il proprio “futuro”.
Racconto 10
Il sogno è il fine e non ha fine.
Rosi si accorse subito di quella faccia nuova. Da dietro il bancone, però, non riusciva a distinguerne i tratti. Block− notes e penna in mano, si avvicinò al tavolo del forestiero.
− Buongiorno signora.
Rosi squadrò il ragazzo dalla testa al mezzo busto, tutto quello che le permetteva il suo campo visivo in quel momento.
− Salve − rispose lei, e strizzando un occhio come aveva visto fare a Sean Connery in Agente 007 Una cascata di diamanti, domandò:
− Pasta al ragù o all’amatriciana?
Gianni guardò perplesso quella donna sulla cinquantina dal viso rubicondo.
− Non avete dei tagliolini al salmone?
Rosi sbottò in una risata.
− Veditu le stele Michelin picade al muro?
Racconto 11
Ognuno balla con sua nonna.
− Non è che ci possiamo fermare al prossimo Autogrill?
− Di nuovo? Jenny, di questo passo non arriveremo mai.
− Siamo partiti con ampio anticipo.
− Certo, perché considero che ci possa essere traffico in tangenziale, entrando a Milano.
− Devo andare in bagno…
− Che stress… Va bene, esco a Desenzano, ma hai 5 minuti.
− Niente caffè?
− Jenny, lo dico per te. Se sei in viaggio di lavoro, devi limitare al massimo le soste.
− Sinceramente, quando ho accettato l’incarico all’ufficio marketing, non pensavo di dover fare i chilometri…
− Veramente i chilometri li sto macinando io, tu sei comodamente seduta a goderti il panorama. A proposito, puoi smettere di sbadigliare?